Seconda rotonda a destra, questo è il cammino e poi dritto fino al Mulino.
C’è poco di fantasioso e molto di fantastico in una tradizione che quest’anno compie il suo cinquantesimo anniversario: la fiera del riso di Isola della scala.

Isola è la tipica cittadina della Bassa veronese: strade regolari, campanili che si stagliano tra i tetti bassi del centro e tutto intorno distese di campi pianeggianti coltivati. Isola però non è solo questo. E’ una delle capitali del riso italiano, patria del consorzio di tutela del Riso Nano Vialone Veronese , varietà unica di cereale che si può fregiare del titolo di primo in Europa ad ottenere il prestigioso marchio d’Indicazione Geografica Protetta dal 1996.
La risicoltura da queste parti comincia a prosperare già dalla prima metà del ‘500. Ormai da cent’anni la Serenissima Repubblica di Venezia domina nella pianura scaligera e proprio grazie al Doge, che tiene con attenzione le terre da lui governate, che si affronta il problema delle bonifiche. Da un lato liberando le terre paludose dall’acqua e dall’altro rendendo irrigui i terreni sterili. Questo impegno assunse sempre maggior rilievo con la coltivazione del riso. La nobiltà locale, veneziana e non solo, investì ingenti capitali per l’acquisto delle terre, bonificandole e mettendole a coltura del nuovo cereale, parte del quale veniva infine spedito alla volta delle tavole della Repubblica.

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Terreno fertile e generoso quello dei 24 comuni scaligeri in cui è possibile coltivare questa specifica tipologia di riso. Tutto grazie alle acque di risorgive, acqua pura dei rilievi che affiora in tutto il territorio inondando e nutrendo le risaie della zona e che proprio da questa purezza trae le sue preziose caratteristiche. Chicco bianco dalle dimensioni medie, forma tonda e semi-lunga, dente pronunciato e testa tozza, è riconoscibile per il grande potere di assorbimento di sapori dei condimenti e alla particolare tenuta in cottura ed è noto ai palati fini di ogni latitudine come il re dei risi da risotto, specialmente con ricette a base di carne, pesce e verdure.

Con queste premesse, e con un appetito galoppante, mi sono approcciato a questa fiera.
Un tendone da far invidia al più classico dei circhi Orfei, stand pieni di amore e passione per il proprio prodotto e loro, gli anziani della Bassa. Forgiati nella polenta e cultori dell’antico cereale dalla forma ellittica. Ce ne sono ovunque, li vedi sorridenti preparare e servire dietro i fornelli e gustare il loro piatto con impazienza su banconi chilometrici da festa bavarese. Un tripudio di rughe e risotti che profuma di tradizione e orgoglio delle proprie origini.

Un amore e una venerazione, tramandate di generazione in generazione, che trovano il loro momento più alto in una ricetta unica: il risotto all’isolana.
La ricetta del Risotto all’Isolana, ideata dal Cavalier Pietro Secchiati, rappresenta una tradizione talmente importante che nel 1985 l’allora sindaco del Comune di Isola della Scala la rese ufficiale con una delibera
Ingredienti per 1 persona
½ kg. di riso Nano Vialone Veronese I.G.P.
1 litro di ottimo brodo
200 g. di vitello magro
200 g. di lombata di maiale
80 g. di burro
80 g. di formaggio grana
pepe, sale, cannella e rosmarino q. b.

Preparazione
Tagliare la carne a dadini, condire con sale e pepe macinato fresco e lasciare riposare per un’ora. Fondere il burro, mettere un rametto di rosmarino, rosolare bene la carne. Cuocere la carne a fuoco lento fino a completa cottura; indi togliere il rosmarino. Fare bollire il brodo, aggiungere il riso mondato e cuocere per 18/20 minuti a fuoco lento; il riso dovrà assorbire il brodo. Condire quindi il risotto con il condimento preparato in precedenza. Completare il Risotto all’Isolana con il formaggio grana grattugiato, profumato alla cannella.
Ok, non era per una persona, era per 5…ma era troppo buono per prenderne un piatto solo.
E poi, se la vogliamo dir tutta, è colpa dei bimbi sperduti se ho la porzione deviata. Ho sempre maledettamente invidiato i loro banchetti dove queste simpatiche canaglie si sfondavano di cibi incredibili alla faccia mia che potevo solo guardare impotente.
Ora che ho trovato questo posto, questo riso e questa meravigliosa festa, finalmente posso dire di aver trovato il mio banchetto e la mia Isola. E questa volta il cibo c’è per davvero.
Alla faccia tua Carambola.